Manifesto

Mira: scopo, bersaglio. Il punto in cui si fissa l’intenzione, il pensiero, il desiderio. L’atto di osservare con meraviglia e guardare con cura.
La nostra mira è creare ponti tra le diverse aree dei saperi, e tra i saperi e la collettività.

Il progetto nasce dall’esigenza di adoperare le diverse tecniche dell’immagine in movimento come strumento per rielaborare e diffondere contenuti culturali, mettendo insieme ricerca arte e divulgazione.
Attraverso la sperimentazione di linguaggi audiovisivi, progettiamo film, storie, percorsi che possano essere fruiti dalle persone con lo stesso piacere e coinvolgimento con cui si guarda un film al cinema, nell’ottica che la cultura sia, e debba essere, un bene comune.
Lavoriamo al fianco dei musei per valorizzare e comunicare l’eredità storico-artistica e la cultura materiale dei reperti e degli archivi.
Con organizzazioni che operano nella ricerca  scientifica, sociale e ambientale per diffondere saperi volti a promuovere percorsi di conoscenza e trasformazione.
Allo stesso modo desideriamo per noi stesse che ogni progetto ci permetta di continuare ad imparare, ricercare, sperimentare.
Dedichiamo molta cura alla fase di studio e ricerca, sia da un punto di vista concettuale che visivo. Mettendo insieme tecniche artigianali e digitali, creiamo per ogni progetto un linguaggio ad hoc capace di dare forma al mondo che ci viene chiesto di raccontare.
La nostra poetica si fonda sull’utilizzo delle silhouettes e la costruzione di mondi fatti di ritagli e props realizzati a mano. Oltre al piacere tangibile di realizzare gli oggetti di scena, ricerchiamo la costruzione di materiali non ripetibili e distanti dalla levigatezza propria del “bello” contemporaneo. Pur adoperando tecniche digitali in molte fasi della lavorazione, la nostra ricerca estetica si focalizza su tutto ciò che è artigianato, lavoro che comprende l’errore, minuzia del gesto, peculiarità dei materiali.
A questo si aggiunge il mondo del teatro delle ombre tradizionale e le sue derivazioni contemporanee con particolare riferimento alle opere di William Kentridge, nostra grande ispirazione assieme a Lotte Reininger. L’essenzialità delle forme, l’atemporalità che accompagna le silhouettes trovano il loro contraltare nel mondo complesso e colorato creato dagli oggetti di scena, siano essi veri e propri oggetti o scenografie create con ritagli ed elementi naturali.
La presenza delle mani in scena è una costante nei nostri lavori. A queste affidiamo spesso il compito di simboleggiare la presenza umana. Nella scelta di una parte per il tutto, il concetto di “essere umano” si universalizza, privato di connotazioni, desidera includere ogni tipo di identificazione. La messa in scena si forma e si trasforma attraverso le mani ed i loro gesti, che diventano il filo conduttore della narrazione.
Ultimo e prezioso elemento fondante è guardare con meraviglia, ricercare il lato misterioso e sorprendente anche in ciò che si crede di conoscere e cercare di dare forma a questa visione.

Mira in Italian means: purpose, target. Where intention, thought, desire aims at. The act of observing with wonder and watching with care. Our mira is to create bridges between different areas of knowledge, and between knowledge and collectivity.

The project comes from the need to use different techniques of moving image as a tool for reworking and communicating cultural content, putting together research, art and divulgation.
Through experimenting with audiovisual languages, we design films, stories and paths that can be enjoyed by people with pleasure and involvement like watching a movie at the cinema, with the aim that culture is, and should be, a common good.
We work alongside museums to enhance and communicate the historical and artistic heritage and material culture of artifacts and archives. With organizations working in scientific, social and environmental research to disseminate knowledge to promote pathways of knowledge and transformation.
At the same time we wish for ourselves that each project allows us to continue to learn, research, and experiment.
We devote much care to the study and research phase, both from a conceptual and visual point of view. By bringing together craft and digital techniques, we create for each project an specific language capable of shaping the world we are asked to tell.
Our poetics is based on the use of silhouettes and the construction of worlds made of handmade cutouts and props. We love making props by hand and seek the construction of materials that are non-repeatable and distant from the smoothness of contemporary “beauty.” We adopt digital techniques in many stages of workmanship however our aesthetic research focuses on all that is craftsmanship, work that includes error, minuteness of gesture, peculiarities of materials.
A great source of inspiration for us is the whole world of traditional shadow theater and its contemporary derivations, such as the works of William Kentridge, our great influence along with Lotte Reininger.
In our works, the essentiality of forms and timelessness of silhouettes are surrounded by a complex and colorful world created by the props, which can be real objects or props created from cutouts and natural elements.
The presence of hands on stage is also a constant in our works. They often symbolize human presence. In choosing a part for the whole, the concept of “human being” is universalized, includes all kinds of identification.
The presence of hands on stage is also a constant in our works. They often symbolize human presence. In choosing a part for the whole, the concept of “human being” is universalized, includes all kinds of identification.
The staging is formed and transformed through the hands and their gestures, which become the thread of the narrative.
The last and precious fundamental element is to look with wonder, to search for the mysterious and surprising side even in what we think we know and to try to shape this vision.